Mi chiamo Luciano
potrei parlarti della mia STORIA oppure di corsi ed attestati ma preferisco restare al momento presente per raccontarti col cuore chi sono nel qui e ora.
Il mio massimo interesse è focalizzato a comprendere come utilizzare al meglio il tempo che mi è concesso in questa incarnazione e questo mi costringe ad indagare su chi sono realmente e su quali fantastici strumenti abbiamo a disposizione senza neppure saperlo: troppo spesso la paura del cambiamento ci impedisce di vivere come meritiamo e lottiamo contro la nostra anima per non abbandonare le nostre certezze, pur scomode o dolorose ma conosciute. I conflitti e i disagi nascono per questo e non esiste prova che non sia superabile, siamo noi i creatori della nostra realtà e i responsabili di ciò che accade.
Dobbiamo divenirne consapevoli e la vita ci apparirà con altri colori ...e non è una frase da cioccolatini o caramelle Sperlari (chi ha la mia età sa di che parlo).
Definirmi in un ruolo non mi è semplice, per usare le etichette che la società ci confeziona potrei dire che:
"Accompagno le persone nei percorsi di crescita personale e di benessere sia online che in presenza"
La mia storia
Ho sempre avuto difficoltà ad aprirmi e raccontarmi agli altri.
Forse per questo motivo, scrivere è diventato un modo per me di esprimere i miei pensieri e sentimenti in modo terapeutico.
Tuttavia, non è solo un modo per sfogarmi: spero che le mie parole possano anche aiutare chi ha avuto esperienze simili alle mie, e magari ispirare un cambiamento positivo nella loro vita.
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Ricordo che in gioventù ero tormentato dai sensi di colpa e da un profondo senso di inadeguatezza.
Avevo difficoltà a stare da solo con me stesso e per questo cercavo costantemente la compagnia degli altri.
Nonostante ciò, non riuscivo a superare quella sensazione di solitudine.
Inoltre, avevo delle abitudini poco salutari, dalle scelte alimentari alla tendenza alla pigrizia.
Mi sentivo come se fossi la persona sbagliata nel posto sbagliato.
Ero un giovane ragazzo e speravo di evadere da questa situazione cercando distrazione nei locali notturni, nella compagnia di amici, nella musica e in qualche atteggiamento narcisista, anche se poco giustificato.
A quell'età, la mia eterna curiosità sulle domande della vita - chi siamo e da dove veniamo - sembrava fuori luogo ovunque, a causa della completa mancanza di interesse delle persone che avevo intorno.
Avevo sedici anni quando ho incontrato la ragazza che sarebbe presto diventata mia moglie e l'unica persona con cui avrei potuto parlare apertamente di certi argomenti ed aprirmi a quelli che sono i diversi stati della coscienza.
Durante quei tempi, l'ambizione dei genitori era guidata dalle convenzioni sociali che prevedevano che un figlio realizzasse il suo destino solo attraverso il matrimonio, un lavoro fisso e sicuro, che lo portasse alla pensione, e possibilmente avendo figli per diventare nonni.
Così, a soli 23 anni, mi sposai, pronto a lasciare il lavoro che mi appassionava per diventare un impiegato bancario con giacca, cravatta e cartellino sempre in mano.
Questo lavoro non l'avrei mai scelto se non fosse stato per le convinzioni imposte dalle convenzioni sociali che si tramandano di generazione in generazione.
La voglia di non deludere le aspettative degli altri, l'angoscia di fare un lavoro insoddisfacente, il rifiuto di una chiesa che mi aveva fatto sentire in colpa e il senso di inadeguatezza di chi crede di non potersi più reinventare, mi hanno portato a decidere di non sentirmi pronto per diventare genitore.
Quando mia moglie ha perso il nostro primo figlio al terzo mese di gravidanza, ho scelto di non voler ripetere l'esperienza.
Sapendo quanto fosse importante per mia moglie diventare madre, ho scelto di separarmi da lei quando avevo trent'anni, lasciandole la possibilità di realizzare il suo desiderio in futuro.
E infatti ciò è avvenuto, anche se purtroppo è morta giovane solo tre anni dopo.
Eravamo in ottimi rapporti e ci sentivamo anche dopo la separazione quasi ogni giorno, la sua perdita è stata un colpo difficile per me e ho impiegato almeno 15 anni per elaborare quel dolore.
Questo percorso è stato lungo, riuscire ad "elaborare il lutto" è stato un processo durato 15 anni, esteriormente si è manifestato come una pesante depressione ed oltre al lavoro interiore ho avuto un enorme aiuto grazie ad una regressione che mi ha permesso di tagliare definitivamente quel cordone ombelicale che ci univa e poter fare davvero qualcosa per lei, ovvero evitarle di subire incarnazioni non volute poiché anche dopo la morte siamo soggetti a delle manipolazioni.
Oggi vedo la morte come un'esperienza che può essere fantastica (sembra strano dire così) ma solo se la si affronta con la giusta consapevolezza e discernimento e ho avuto la possibilità di aiutare altre persone che come me sono cadute nella depressione, evitando così che affrontassero il lungo calvario che ho dovuto affrontare io.
Chiaro che ho potuto aiutare solo persone che avevano nel loro percorso di vita la volontà di fare un certo tipo di cammino.
Mi sono risposato tre anni dopo la morte della mia prima moglie con una ragazza fantastica che ha avuto molta pazienza: il mio carattere era molto differente da quello di oggi, diffidente ed aggressivo verso una vita che reputavo ingiusta e cattiva.
Da qui è iniziato un nuovo, lungo e non semplice percorso.
Anche lei aveva vissuto esperienze difficili, uniche e diverse da quelle degli altri, ma con alcune analogie con le mie.
Nel suo caso, queste esperienze l'hanno portata ad affrontare disturbi alimentari di vario tipo, che vanno dal rifiuto del cibo alle intolleranze e altro ancora, e dove ovviamente la componente psicologica ed emotiva ha una grande importanza.
Per aiutare lei, dovevo necessariamente aiutare me stesso e aiutando me, anche lei trovò aiuto.
Dovemmo risalire dal pozzo aiutandoci reciprocamente: chi per primo saliva un gradino, doveva tendere la mano all'altro.
Arrivati in cima, ci siamo sentiti come persone nuove, cambiate e decisamente più consapevoli e sicure di noi stesse.
Non c'era rimasto alcun condizionamento del passato e nessuna convenzione sociale poteva scalfire il nostro sentire.
Il percorso spirituale che avevamo intrapreso per farci riconoscere come anime incarnate aveva dato un senso a ogni prova affrontata, conferendoci la fiducia di possedere incredibili potenzialità.
Abbiamo compreso di avere le risorse necessarie per raggiungere ogni nostro obiettivi e, in caso contrario, siamo disposti ad apprenderne di nuove.
Tutto ciò ci ha fornito la necessaria autostima per prendere il controllo della nostra vita e non lasciarci più vivere addosso.
Ricordo come sia stato importante per me interrompere molte brutte abitudini: ad esempio, quella di fumare (fumavo 40 sigarette al giorno), iniziare a mangiare in modo più sano (ho abbandonato le bibite dolci e il cibo spazzatura di cui ero goloso), sperimentare piccoli digiuni (al massimo 5 giorni), superare la pigrizia (faccio attività fisica con regolarità) e fare sia la doccia fredda che altre piccole routine al mattino.
Così come ricordo il mio percorso di autoguarigione da un problema invalidante alla schiena, giudicato inoperabile e progressivamente sempre più invalidante ma fortunatamente risolto con le risorse interne che tutti noi possediamo.
In pratica a seguito di una caduta avevo spezzato il coccige e il dolore per i successivi fu anni andò aumentando.
Per sedermi e alzarmi l'utilizzo della braccia era sempre più necessario e il medico guardando le lastre mi disse che "era rimasto staccato o mal consolidato", non ricordo bene le parole e in sostanza non era operabile e sarebbe diventato man mano sempre e ineluttabilmente più invalidante e in effetti era quello che stava accadendo.
Per non farmi mancare nulla avevo anche 2 ernie con protusione e, dal sedere alla punta dei piedi, mi capitava spesso in vari momenti della giornata di perdere completamente la sensibilità di una o entrambe le gambe.
La diagnosi del medico, più simile ad una sentenza, invece di preoccuparmi mi accese una lampadina, mi sentii estremamente tranquillo e sicuro che sarebbe bastato chiedere al mio corpo di ritornare allo stato di salute affinché accadesse e iniziai un dialogo interno con il mio inconscio, il mio Se superiore.
Furono sufficienti un paio di settimane e ritornai a sentirmi quello che ero e solo alcuni anni più tardi scoprii che avevo fatto qualcosa che era noto e che altri facevano in modo più consapevole.
Decisi così di approfondire queste informazioni e non feci mai più lastre, non mi interessò, mi bastò star bene e ad oggi, passati anni, sto ancora benissimo.
Il 4 maggio 2023 ho avuto un grave incidente in bici che ha colpito di nuovo la colonna spinale e si è risolto bene in modalità è tempi che hanno dell'incredibile.
Le esperienze citate di casi in cui ho potuto "autoguarire" da determinati traumi sono solo episodi più apicali di una lunga serie di esperienze in cui ho potuto sperimentare di come possiamo avere un dialogo con il nostro corpo al fine di portare effetti concreti su sintomatologie fisiche. Tutto questo ha sempre riguardato la mia sfera personale sino a che non mi è capitato un evento particolare che mi ha reso possibile trasmettere anche ad altri questa possibilità, il discorso è piuttosto ampio e riguarda i portali armonici (Harmony), dedicati solo a chi è già o vuole intraprendere un percorso coscienziale.
Tuttavia, la cosa più importante nel mio percorso, prima di ogni altra, è stata quella di non sentirmi più dipendente dal giudizio degli altri e di non dare troppa importanza a stimoli esterni che potrebbero influenzare la mia percezione di me stesso: superare le nostre dipendenze e le nostre paure è la strada maestra per guadagnare libertà e amore per la vita.
L'evento più significativo, recente e inaspettato della mia vita lavorativa è stata la decisione di abbandonare il lavoro bancario.
Nonostante avessi imparato a gestirlo senza fatica, fosse redditizio e non rappresentasse più un peso emotivo, non mi dava più soddisfazione e sentivo il bisogno di cambiare direzione.
Sentivo la necessità di fare qualcosa di più significativo per il mio percorso di vita, avvertivo che stavo perdendo, sprecando il mio tempo.
Così, senza alcuna garanzia di reddito o pensione, all'età di 55 anni ho deciso di licenziarmi e intraprendere una nuova avventura.
Questa scelta è stata difficile, soprattutto perché mi trovavo non lontano dalla pensione, ma sentivo che era la decisione giusta per me.
Fu così che, con lo spirito di un ragazzino colmo di aspettative ed entusiasmo, mi licenziai e affrontai diversi percorsi formativi importanti che abbracciano più ambiti.
I casi della via: la mia prima esperienza lavorativa riguardava la PROGRAMMAZIONE, adesso mi occupo di DEPROGRAMMAZIONE, ora come allora mi occupo di ALGORITMI.
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Oggi ho trasformato nella mia missione offrire la possibilità, a chi desidera davvero prendere il controllo della propria vita, di effettuare il cambiamento che cerca per diventare la migliore versione di se stesso che mai potrebbe immaginare.